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"Siamo nel 2035. Il mondo è governato da uomini corrotti e senza scrupoli che controllano l'intera popolazione tramite un micro-chip cerebrale. Distorcendo la realtà, fanno apparire la città come il posto ideale in cui vivere. In realtà, si tratta solo di un cumulo di rovine. Tocca a un gruppo di coraggiosi ribelli risvegliare l'intera umanità da questo incubo". Questo è l'intreccio della pellicola risalente al 2007 per la regia di Terence H. Winkless. Tra gli attori principali si annoverano Maxwell Caulfield ed Alexis Thorpe. E' una produzione istruttiva, anche se la sceneggiatura e la regia sono elementari sino alla banalità. Il quadro è molto realistico più che fantascientifico, sebbene la produzione sia ascritta al genere delle science fiction. E' superfluo rammentare quanto credibile sia uno scenario a base di poteri marci che soggiogano gli uomini: anche il microprocessore usato per manipolare la percezione è più di un espediente narrativo. Anzi, la trama pare quasi obsoleta di fronte allo squallore del nostro mondo multimediale. Collocare nel lontano 2035 ciò che risulta attuale suona ironico. Già la visione è stata distorta, la mente obnubilata né pare necessario un intervento per occultare un paesaggio di macerie. Le nostre cacofoniche città sono il regno del brutto: lugubri casermoni, sopraelevate, folle dementi, sirene stridule, miasmi melmosi... Ancora più intollerabili, nella loro asettica cementificazione, sono quelle aree che attraggono villeggianti ed indolenti indigeni: le piste ciclabili, le zone pedonali rallegrate da mortuarie fioriere. Trionfa l'estetica dell'orrore. Da per tutto è caos, dissonanza e volgarità. Viviamo in un'era post-industriale, dove immagini sventrate ed agglomerati fonici si riversano in fangose fiumane sugli ultimi lembi di civiltà. L'ineffabile bellezza di una nuvola è stuprata: il delitto contro la bellezza è l'orrido marchio di un'epoca che non conosce eguali per viltà e schifo. Le metropoli tentacolari stritolano campagne e boschi, simili a gigantesche piovre. Anche popoli considerati "barbari" o periodi oscuri della storia dimostrarono senso estetico: così, sotto i Vandali d'Africa, fiorirono le lettere, così i Longobardi eccelsero in una raffinata oreficeria. Oggi avanguardie post-avanguardistiche amano sguazzare nella mota. Ci si compiace del cattivo gusto e dell'ignoranza paludata da "scienza". Dunque non sarà il contrario di quel che accade nel film? Gli impianti ci mostrano un mondo ripugnante in cui gli individui acefali agognano voltolarsi, come "porci in brago". Gli impianti nascondono la vera realtà, armonica, sfavillante di suoni radiosi, fragrante di colori limpidi. Non è, però, la dimensione adatta alla massa che non guarda, non ascolta, non parla, ma balbetta. La massa adora il sistema, questo sistema: lo sfregio del cielo è invisibile per chi ha le palpebre cucite. Che nessun gruppo di ribelli osi risvegliare l'umanità dall'incubo: la si lasci nel suo sogno letale di schiavi che si illudono di essere liberi.

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