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Fra qualche giorno in Senato dovrà essere votata la modifica dell'articolo 81 della Costituzione con cui sarà introdotto il cosiddetto pareggio di bilancio e cioè l'obbligo per i governi di pareggiare costi e ricavi. E' una norma che, già approvata dalla Camera, rischia di sancire la definitiva esautorazione dell'Italia, la cui politica economica sarà delegata alle oligarchie bancarie e finanziarie. La riforma costituzionale implica una drastica riduzione del debito pubblico generato dal signoraggio, di modo che il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo sia pari al 3 per cento. Ora, poiché il perverso sistema del signoraggio primario impedisce che il debito astronomico sia saldato o anche solo lievemente abbassato, la legge non è il segno della volontà di risanare le finanze, ma uno strumento ed un pretesto per attuare una sfilza di manovre economiche sempre più dure, con il fine di distruggere l'economia e di creare una massa di poveri privi di diritti, schiacciati da un'amministrazione totalitaria. Il tutto si inquadra nell'adesione dell'Italia, auspice il diabolico Mario Monti, al M.E.S., il meccanismo europeo di stabilità, un fondo comunitario cui il nostro paese dovrà versare somme gigantesche affinché siano gestite dai plutocrati internazionali che, speculando, getteranno nel baratro uno Stato dopo l'altro. Anche la Germania e le altre nazioni che hanno aderito al M.E.S., sebbene siano in una situazione all'apparenza tranquillla e con un apparato produttivo florido, saranno presto risucchiate nel vortice. Solo la Repubblica Ceca ed il Regno Unito - per ora - si sono rifiutate di sottoscrivere un accordo capestro che è una vera e propria condanna a morte.

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