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Immortal ad vitam è un film di fantascienza del 2004, scritto e diretto da Enki Bilal, ispirato alle graphic novel La fiera degli immortali e La donna trappola. New York nel 2095 una misteriosa piramide appare nel cielo di Manhattan. La città è abitata da una comunità multiforme in cui convivono umani, mutanti e divinità extraterrestri. Horus, divinità egizia dalla testa di falco, sta perdendo l'immortalità e ha solo sette giorni per trovare e sedurre una splendida donna predestinata e continuare la sua stirpe divina. Per fare tutto ciò deve incarnarsi nel corpo di un uomo. Sarà Nicopol, un prigioniero politico fuggito dal carcere dopo trent'anni di ibernazione, a ospitare Horus e permettergli di portare a termine la sua missione. Il film è un affresco digitale di un futuro immaginario e non del tutto impossibile. Vi si trovano persone vere (pochissime), attori idealizzati al computer (la maggior parte), divinità egiziane, mutanti generati nei laboratori Eugenetics, multinazionale della genetica che tutto controlla e le cui insegne aleggiano in tutti gli scenari del film. L'idea di associare la fantascienza futurista all'antico Egitto non è certo nuova, ma la piramide sospesa sopra i cieli di una (im)probabile New York del 2095 ha un fascino surrealista e simbolico che non ha analoghi nel suo genere. Per il resto la trama è del tutto secondaria e funzionale alla scenografia, si può riassumere in poche parole: il dio Horus è giunto al termine della propria eternità e deve generare un erede con un essere altrettanto speciale.

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