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I lividi nel volto dell'uomo, a distanza di qualche giorno dal pestaggio in cui ha riportato una
quarantina di fratture e deformità permanenti.
Spunta il video del terribile pestaggio di Milano. E inguaia i due arrestati, Federico Spallino e Davide Sunseri, entrambi poliziotti di 24 anni che, secondo le indagini coordinate dal pm di Milano Tiziana Siciliano e dall'aggiunto Alfredo Robledo, avrebbero aggredito con un terribile pestaggio Luigi Vittorino Morneghini, 64 anni, verso le tre di notte del 21 maggio scorso.

«Purtroppo per gli indagati sono stati acquisiti i filmati delle telecamere di videosorveglianza del Settore sicurezza della polizia locale. Pochi minuti di drammatiche immagini rese ancor più crude dalla indifferenza del mondo circostante, scandiscono senza possibilità di equivoco il dipanarsi degli eventi e del tutto differenti le responsabilità da attribuire». È quanto scrive il Pm Siciliano nella richiesta di custodia cautelare firmata poi dal gip Alessandra Clemente nei confronti di due agenti di 24 anni accusati di aver selvaggiamente aggredito l'uomo in viale Gorizia a Milano, incrociato in «un incontro casuale» e al termine di «un colloquio che non ha mai una gestualità che non sia pacata».

Secondo il magistrato le immagini video smentiscono dunque completamente la «relazione di servizio» scritta dopo il pestaggio dai due agenti fuori servizio, che avevano sostenuto di essere stati aggrediti dall'uomo che prima li aveva ingiuriati e minacciati di essere armato di pistola e coltello, dopo che si era alterato di fronte al loro rifiuto di consegnare le rose che avevano con loro alla sua compagna di 52anni «in cambio di prestazioni sessuali».

Quello che «nemmeno un pubblico ministero con anni di esperienza quale chi scrive avrebbe mai potuto immaginare, è la reazione fredda ma bestiale dei due» continua il magistrato, che pur ricorda che l'uomo era «certamente alterato dall'alcol» e che non esclude che i due «rappresentanti dell'ordine» possano essere stati insultati e magari anche provocati dalle «frasi sconclusionate» che potrebbe aver pronunciato il 63enne. «
Con passo fermo e deciso il primo si dirige sul M. e lo attinge al volto con un pugno di tale violenza che il malcapitato stramazza inerte al suolo» continua il magistrato, aggiungendo che poi «sopraggiunge l'altro che infierisce su disgraziato a terra privo di difese, con un calcio in pieno volto di una violenza inaudita».
Poi il 64enne «esanime» è stato trascinato dall'altra parte della strada dove il pestaggio sarebbe proseguito. «Nel lieve sobbalzo del corpo le cui immagini la telecamera impietosamente ci trasmette, sembra poter percepire il rumore delle ossa che si frantumano» scrive il Pm, facendo riferimento a quel «fracasso di faccia» descritto dai sanitari del Policlinico che hanno refertato una quarantina di fratture sul volto dell'uomo che, nella sua denuncia, ha spiegato di essere intervenuto perché «un po' nervoso» dato che i due «agitavano continuamente i fiori che tenevano in mano davanti alle ragazze che passavano».
I due poliziotti sono finiti in carcere con le accuse di concorso in lesioni «con l'aggravante di aver cagionato la deformazione permanente del viso, nonché dell'aver agito con l'abuso delle funzioni di agenti della Polizia di Stato e per motivi abietti e futili». I due sono anche accusati di falso e di calunnia, perché avrebbero incolpato l'uomo del delitto «di resistenza a pubblico ufficiale, pur nella consapevolezza della sua innocenza», stilando una denuncia a suo carico.

estratto da l'Unità.
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QUESTO MASSACRO è IL RISULTATO DELL'IMPUNITA' CONSUETA.
Per fortuna c'erano le telecamere, e la questura ed i magistrati hanno voluto vederci chiaro. Altrimenti il 64enne selvaggiamente massacrato dai due agenti, probabilmente sarebbe finito persino nei guai: gli agenti infatti lo hanno accusato, come descritto sopra, "di averli minacciati dichiarando di essere in possesso di una pistola, affinché questi regalassero le rose alla sua donna in cambio di prestazioni sessuali". Se consideriamo che molto spesso le agenzie di stampa sono solite diramare le "veline" delle questure, l'uomo oltre ad aver riportato lesioni gravissime si sarebbe persino ritrovato a fare i conti con guai giudiziari e con la gogna mediatica riservata a un "ubriaco che offriva le prestazioni sessuali della compagna".
E' evidente come i due abbiano agito con la sicurezza di chi confida nella totale impunità. Quando Federico Aldrovandi fu picchiato a morte, l'atteggiamento della questura fu ben diverso: inizialmente la "ricostruzione" era quella che "un giovane, imbottito di droga, saltava e calciava come un pazzo" e che "è morto a causa della droga, non delle percosse". Solo dopooltre 1 anno di impegno della famiglia e dei periti è stato possibile capire che la quantità di sostanza stupefacente che aveva in corpo era ridottissima e che non avrebbe mai potuto cagionare la morte di Federico. Solo la coraggiosa testimonianza di una donna, che ha visto gli agenti sedersi sul corpo di Federico sdraiato in terra che implorava "aiuto" ha permesso di fare chiarezza, arrivando in seguito alla condanna degli agenti, seppur risibile. 
L'indulgenza, se non l'omertà che spesso avvolgono i crimini commessi da chi indossa la divisa, ha evidentemente infuso in molti di loro la sensazione che possono tranquillamente pestare a sangue un innocente, per poi dichiarare che sono stati aggrediti, che le ferite riportate dalla vittima sono dovute alla caduta, e passarla liscia, se non ottenere persino un risarcimento per la denuncia che sporgono per "resistenza e lesioni".
Apprendiamo con felicità che il comportamento della questura e della magistratura, in questo caso, è stato molto diverso, hanno reso giustizia a questo signore ignobilmente e vilmente massacrato. Ma a felicitarci aspettiamo la giusta condanna, e sopratutto che questi 2 individui siano allontanati per sempre dalla divisa della polizia. Fatti come questi non possono essere ammessi.
Antonio Bacherini per nocensura.com

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