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Stando al Base Structure Report del Pentagono aggiornato al 2009, ci sono 716 basi militari sparse in 38 paesi del mondo, che ospitano più di 250mila soldati. Ma almeno 110 sono gli stati dove gli usa hanno una stabile presenza militare. 680 miliardi i dollari stanziati da Barack Obama, premio Nobel per la pace, appena insediatosi alla casa bianca. Una cifra che supera di 30 miliardi quella ultima erogata dal presidente guerrafondaio suo predecessore. Ma si sa, "si vis pace para bellum". Se questo fosse un manuale di storia venduto tra qualche secolo, potremmo riferirci all'impero americano come a quello romano o come a quello di Gengis Khan, e noi saremmo le colonie o tuttalpiù le province. Ma siamo contemporanei e li chiamiamo alleati. Tralasciando le implicazioni di carattere politico, il problema delle basi Usa sul nostro territorio, tuttavia, pone rilevanti questioni di sicurezza, come le novanta testate nucleari disseminate per la nostra penisola (altrove, in Europa, gli Stati hanno almeno fatto formale richiesta perché vengano ritirate), o come le infiltrazioni tossiche di sostanze chimiche nelle falde acquifere a Vicenza. E ora il MUOS, il Mobile User Objective System, un sistema di controllo militare ad altissima frequenza in costruzione a Niscemi nella più grande base americana del Mediterraneo: la NRTF (la Navy Radio Transmitter Facility). Il MUOS, che opererà nella banda di frequenza tra i 300 Mhz e i 3 GHz, è pensato per colloquiare in maniera costante con 4 satelliti il cui lancio è previsto entro il 2013. Trasmetterà globalmente la voce, i dati e i video delle piattaforme militari aeree e marine, oltrechè dei veicoli di terra e dei soldati appiedati, e sarà in grado di controllare da remoto i droni, gli aerei spia privi di pilota in grado di colpire obiettivi nemici. La nostra Costituzione, all'Articolo 11, vieta l'aggressione militare, ripudiando la guerra, ma se la guerra la fanno gli altri e usano casa nostra, allora non abbiamo niente da obiettare. Ma il punto è un altro. Ce lo spiega Alfio Arcidiacono, membro del Comitato No Muos, in una telefonata che ricevo e pubblico. Dopo averla ascoltata, se siete siciliani, domani sera - domenica 24 giugno alle ore 20.00 - partecipate numerosi al corteo funebre che partirà da Piazza Libertà ad Acate (Ragusa) (qui l'evento facebook), per portarvi avanti sui prevedibili funerali che le radiazioni dei 41 gruppi di antenne, come sostengono numerose relazioni tecniche, si apprestano a provocare.

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