| 0 commenti ]



In questi giorni sentiamo parlare in continuazione e con particolare allarmismo della crisi economica che ha investito la Grecia. La preoccupazione maggiore risiede nel fatto che, avendo una moneta comune, i problemi di un paese UE si ripercuotono inevitabilmente su tutti gli altri. C'è chi dice poi che presto toccherà anche all'Italia insieme alla Spagna ed al Portogallo, mentre il Governo continua a rassicurarci che i nostri conti sono ok e che l'Italia non è a rischio. Ma ne siamo proprio sicuri? Cerchiamo di capire le ragioni che hanno provocato questa crisi e che continuerà a mietere vittime nei paesi dell'area euro. Se si tenta di documentarsi tramite gli ordinari mezzi di informazione si evince che la crisi greca è imputabile ad una cattiva gestione del debito pubblico da parte della classe politica che ha permesso il dilagare della corruzione e dell'evasione fiscale. Se si cerca di approfondire ulteriormente l'argomento ci si trova faccia a faccia con una terminologia tecnica difficilmente digeribile per i non addetti ai lavori. Quello che è facilmente comprensibile comunque è che il PIL basso, l'evasione fiscale, la cattiva gestione delle risorse da parte del governo, hanno messo a rischio di bancarotta il governo greco che adesso rischia di non poter più sopportare il costo del proprio debito pubblico. Già, il debito pubblico, il problema di tutti i problemi. Per la Grecia, così come per l'Italia, il debito pubblico si attesta intorno al 115% del PIL, ciò significa che l'Italia deve pagare il 115% di debiti rispetto a quanto produce. E qui sorge il primo dubbio: a chi deve pagare questi debiti il nostro paese? Per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui privati, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni (BOT e CCT) destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale. Per finanziarsi quindi, lo stato emette titoli di debito pubblico che alla scadenza dovrà rimborsare pagandone gli interessi. Lo stato ottiene così liquidità da spendere in infrastrutture, servizi, stipendi, pensioni e la rimborsa tramite il denaro che incassa da tributi, sanzioni, vendita di beni pubblici, ecc. Ed ecco qui il secondo dubbio: perché lo stato per finanziarsi deve emettere obbligazioni? Non potrebbe semplicemente autofinanziarsi stampando da se le banconote che gli servono tramite la Zecca? Purtroppo non può, perché l'unico ente a poter stampare banconote (euro) è la Banca Centrale Europea, mentre alla Zecca dello Stato è concesso solo di produrre monete metalliche, che però ricoprono solo il 2% degli euro in circolazione. La BCE dunque stampa banconote a costo zero (le banconote non sono coperte da nessuna riserva aurea o di qualsiasi altro tipo, quindi il solo costo di ogni banconota è quello della carta e della stampa) e le distribuisce, tramite le Banche Centrali Nazionali, agli Stati che ne hanno bisogno. Peccato che quegli stessi stati dovranno poi pagare al valore nominale (e con gli interessi) quelle banconote che la BCE stampa dal nulla, dando origine dunque al debito pubblico. Al momento di pagare questo debito però lo stato non avrà sufficiente liquidità e sarà costretto ad emettere obbligazioni o a chiedere altro denaro alla BCE, continuando in questo modo ad alimentare il proprio debito (ed ovviamente i paesi che producono meno e fanno meno esportazione soffrono maggiormente questa situazione). E' evidente che la BCE da questa operazione ottiene introiti smisurati, ma stranamente dai suoi bilanci essa risulta sempre in pareggio. Infatti, poiché le banconote stampate vengono immesse nel sistema, queste vengono iscritte a bilancio come una passività sotto la voce "banconote in circolazione". Ma vengono iscritte al loro valore nominale (ad esempio 1 miliardo di euro) mentre in realtà quelle banconote sono costate alla banca solo la carta e la stampa. All'attivo invece verranno iscritti i "crediti derivanti dall'allocazione delle banconote in euro all'interno dell'eurosistema", ed in questo modo la banca risulta essere sempre in pareggio. In realtà il vero introito consiste nella differenza tra il valore nominale delle banconote stampate ed il loro reale costo materiale, detto reddito da "Signoraggio".

0 commenti

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...